Querceta e la sua piana
Querceta è una frazione del comune di Seravezza (in Versilia), prov. di Lucca, che conta circa 6.000 abitanti. Per la sua importanza economica, tutta la piana nella parte "verso mare" del comune di Seravezza, viene generalmente identificata col nome di Piana Quercetana; su parte di questo territorio sorgono in realtà anche le importanti frazioni di Pozzi e Ripa.
Storia
Dopo la conquista romana questo territorio venne segnato da importanti assi della centuriazione e in quei pressi, nella parte “rivolta a Roma”, sorgeva il borgo di Brancagliano (o Brancagliana), distrutto dai Lucchesi per ben due volte: una prima nel 1170; una seconda e definitiva nel tredicesimo secolo. Il borgo era situato sulla via Romea (oggi via Aurelia), poco lontano dal fiume Versilia, probabilmente identificato con la località di Ponterosso e dove ancora si trova un’antica chiesa dedicata a San Bartolomeo.
Anticamente, intorno al XIV secolo, la zona di Querceta risultava coperta da vasti boschi di querce, con terreni adibiti a pascolo o coltivazione di segale, di miglio e di gelsi. Non c’era ancora traccia, se non minima, degli attuali estesi oliveti. L’importante arteria, oggi S.S. n.1 denominata via Aurelia, costituiva la sola via, chiamata "Maestra", e soltanto in epoca rinascimentale, grazie all’intervento delle maestranze Michelangiolesche venne intersecata dalla "via dei Marmi", che dalle cave, scendendo al fondovalle, raggiungeva l'imbarco marino.
Secondo la tradizione, nel 1644 a Querceta venne rinvenuta un'immagine della Madonna Lauretana, che sarebbe stata portata (ma qui siamo nella leggenda) da un pellegrino di ritorno dal santuario della Santa Casa di Loreto (AN). Il potere Fiorentino, rappresentato dal Consiglio dei Nove, decise l'erezione di una chiesa dedicata, appunto, a Santa Maria Lauretana. La posa della prima pietra avvenne il 15 aprile del 1645.
Ben presto, sotto l’impulso anche di questo evento che attirò sempre più genti, la località conobbe un progressivo sviluppo cui si affiancò l’inizio di quella che divenne la diffusa coltivazione dell’Ulivo. La chiesa, per lunghi anni l’edificio più imponente del paese, durante la seconda guerra mondiale riportò gravi danni a causa dei bombardamenti nazisti che miravano a neutralizzare il trasporto ferroviario il cui tracciato interessava ed interessa il centro paesano. La chiesa venne poi ricostruita nei primi anni cinquanta.
LG/