Palio
La manifestazione si tiene annualmente nella prima domenica di maggio. Ha inizio nella mattinata con la sfilata dei gruppi musici e sbandieratori per le vie del paese di Querceta e con la messa nella chiesa di Santa Maria Lauretana, cui farà seguito, nella centrale piazza Matteotti, la benedizione degli asini, fantini e contradaioli. Le Contrade, in numero di otto, sono: la Cervia, il Leon d'Oro, la Lucertola, la Madonnina, il Ponte, il Pozzo, la Quercia e il Ranocchio.
Prima della corsa, oltre 2500 persone vestono per un giorno i panni di dame, cavalieri, armigeri, paggi e sfilano con i colori della propria contrada sulla pista atletica dello Stadio "Buon Riposo" di Querceta mentre, contemporaneamente, sul prato verde, un centinaio di persone danno vita a rievocazioni di fatti realmente accaduti o immaginari ambientati nel periodo storico (solitamente l'alto medioevo) al quale ogni singola contrada si ispira.
La sfilata viene aperta dalla contrada vincitrice alla corsa dei micci dell'edizione precedente; le restanti sette contrade, invece, sfilano secondo un ordine di sorteggio stabilito qualche settimana prima dello svolgimento della manifestazione.
La corsa, che ha luogo nel tardo pomeriggio, comprende sei giri di pista per circa 2.000 metri in un circuito ad anello all'interno del prato verde.
La contrada vincitrice conserva il "Palio", ovvero un gonfalone pitturato (vedi foto) raffigurante la sacra famiglia in fuga, per un anno nella propria sede, acquisendo così il diritto di aprire le sfliate alla successiva edizione.
Al termine della manifestazione vengono anche attribuiti i premi al miglior gruppo musici (Trofeo Fratelli Meccheri istituito dalla contrada Il Ponte a ricordo di Silvia, Stefano e Francesca, attivi contradaioli scomparsi in un tragico incidente mentre ritornavano a casa dopo aver trascorso la domenica di Carnevale a Viareggio nel 1982) e l'Alabarda d'Oro, premio che va alla contrada che ottiene il miglior punteggio in una combinata tra sfilata storica e tema.
La tradizione vuole che i vincitori dei vari premi festeggino con "caroselli" di auto imbandierate che, partendo in colonna dal territorio della "propria" Contrada, vi faranno ritorno solo dopo aver raggiunto, nel "viaggio", i territori delle Consorelle, segnalando il loro passaggio con abbondante frastuono di clacson, trombe e tamburi.
COS’È IL PALIO DEI MICCI?
Le righe che seguono sono opera di Silvano Alessandrini che, agli inizi degli anni ’70, le inserì in un depliant turistico divulgativo edito dalla Pro Loco. Qui troviamo racchiusa l’essenza più vera del nostro Palio: la primavera; la gente; la festa stessa ed il miccio. Solamente lui poteva ritagliarne un quadro così puntuale ed evidenziare al meglio un evento di cui noi, oggi e con orgoglio, siamo testimoni ed attori di edizioni che sempre maggiormente lo consacrano alla migliore e più genuina tradizione popolare locale. Vi lasciamo quindi alla lettura di questo brano che va assaporato in ogni sua parola ed in ogni sua pausa, tenendo presente tuttavia, per una sua piena comprensione, che fu scritto in un periodo in cui i micci, alle Contrade, erano ancora assegnati per sorte.
PALIO DEI MICCI, FESTA DI PRIMAVERA
Dopo il letargo invernale, quando le luci diurne cupe, incerti e brevi si vivificano, si fanno intense e durature, quando sbocciano i verdi, quando trionfa la stagione lieta, si annusa a Querceta e si sente odore di Palio.
Questa festa quercetana rinnova annualmente i suoi sponsali con la primavera, portandole in dote colori e suoni e l’esaltazione di una massa umana che, stanza dei giochi del consumismo prodotti in serie e del divertimento confezionato in pillole, sente il desiderio di uscire nel sole in vesti di favola, per rinnovare, per esaltare il proprio spirito in uno sfogo di gioia. E c’è, in questo risveglio, una riprova di quanto il poeta ha sintetizzato in un solo verso immortale: “C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi di antico”.
“Le dame, i cavalier, l’arme, gli amori” ... e il miccio, l’asino, il mite quadrupede che assume il suo significato di forma simbolica, di mito dietro al quale si muove il magnifico carosello dello otto Contrade, che rifiutano le pretese e gli orgogli metropolitani del suo più blasonato parente equino, il destriero, per assaporare una realtà campagnola di una Versilia storicamente riportata alle origini, esaltando il somaro innocente, testardo e tenace nella ripulsa ad ogni azione di gloria, ricco della poderosa personalità del “NO” categorico allo sprone.
Lui, il somaro, è il giudice unico ed ultimo che assegna la vittoria alla Contrada davanti ad una folla enorme, eccitata e divertita fino alle lagrime. Lui, che relegato in fondo alla interminabile sfilata di regi, regine, duchi, marchesi, vassalli, alfieri, è ignorato fino a quando scocca il momento della verità, quando diviene protagonista nell’ultimo atto dello spettacolo, quello che consacra per un anno la Contrada vincitrice che adornerà le proprie schiere col vessillo del Palio.
Non c’è penna che possa descrivere quello che succede a Querceta la seconda domenica di Pasqua (per molti anni è stata quella la data fissa di svolgimento del Palio – ndr). Chi può, solo chiudendo gli occhi, rivivere la kermesse, è in grado di valutare l’interesse e la stravaganza di questo evento.
Quei “nobili messeri” che, vestiti gli abiti della fantasia, si atteggiavano con sussiego a regi o prenci o duchi o marchesi, non appena i micci lasciano i nastri di partenza, si trasformano in vocianti ed esasperati carrettieri: suppliche, urla, invettive, moccoli dietro al miccio che incede, se incede; che si ferma, se si ferma; che rincula, se rincula; che pascola; che disarciona, se disarciona. E niente corregge od eccita l’estro di un miccio che arriva, inconsapevolmente, a premiare od a castigare una Contrada, solo perché così ha voluto la sorte.
Eppure, dietro un asino tutto d’oro, si muove la fantastica e colorata storia di primavera di cui son comparse gli uomini, che proprio nell’ibrido surrogato del purosangue hanno trovato la “scusa” per inscenare uno spettacolo veramente degno di nota.
i giovani e il palio
Ma oltre a quanto sopra riportato, c'è anche altro carburante nel motore del Palio, che parimenti e forse ancor di più ne alimenta la vitalità: la gioventù. Le nuove generazioni si accostano a queso universo sempre più consapevoli di esserne parte integrante, anzi essenziale; e con questa gioiosa esuberante consapevolezza si concedono, anno dopo anno, alla storia del nostro mondo piccolo. E come quasi sempre accade, i giovani entrano in questo dapprima nelle vesti di "paggetti" per proseguire poi, per diversi anni, come sbandieratori o musici.
SBANDIERATORI E MUSICI
Il “gioco delle bandiere”, oggi così in auge tanto in Italia quanto in Europa dopo la riscoperta fatta dai gruppi appartenenti alle manifestazioni più antiche e tradizionali (dal Palio di Siena, a quello di Asti; dal Palio del Niballo di Faenza, a quello di Ferrara, al Calcio in Costume di Firenze), è presente a Querceta sin dalla nascita del Palio dei Micci.
Gli sbandieratori sono circa duecento e svolgono la loro attività nelle rispettive Contrade, nonché nei gruppi allargati del “Palio dei Micci” e del “Gioco della Torre”. Questi ultimi sono formati da elementi selezionati.
L’attività degli sbandieratori è regolata da norme di carattere sportivo dalla Federazione Italiana degli Antichi Giochi e Sport della Bandiera (F.I.Sb.), fondata anche con la collaborazione dei due gruppi versiliesi.
Gli sbandieratori partecipano a manifestazioni di vario genere, in Italia come all’estero, come messaggeri del folclore e della radicata tradizione storica toscana. Particolarmente apprezzata è la scuola che riesce ad unire difficoltà di sbandieramento, eleganza dei movimenti, perfetto sincronismo e massicce dosi di fantasia. A questi si aggregano le coreografie di gruppo e le qualità delle musiche eseguite dai tamburini e dai suonatori di chiarina, le cui prestazioni, negli ultimi anni, hanno fatto registrare un grande salto di qualità.
Annualmente, organizzate dalla Pro Loco, si svolgono le “Gare di Bandiera” (vedi apposita sezione) in cui le Contrade sfoggiamo il meglio del proprio repertorio dando vita ad un evento molto seguito e molto importante al fine di tramandare la tradizione.
I nostri sbandieratori, senza dubbio, possono essere considerati tra i più preparati d’Italia avendo ottenuto vittorie in campionati nazionali ed internazionali.
LG/