Silvano Alessandrini
Il maestro Silvano Alessandrini (nella foto: in primo piano, in basso a sinistra), nostro massimo poeta, scrittore e commediografo dialettale, è stato, per due decenni, il Grande Burattinaio (come taluni amavano definirlo) del mondo del Palio, e non solo. La sua prematura scomparsa (e sono già trascorsi più di trent’anni) ha lasciato tutti noi orfani di una personalità che il trascorrere degli anni ha evidenziato, se mai ce ne fosse stato bisogno, come unica e irripetibile. Testimone e cantore del suo tempo ha saputo esprimere nella maniera più consona il “sapore” di un’epoca che già lui, melanconicamente, percepiva come oramai al tramonto ed in via di dissolvimento. I personaggi da lui descritti, i luoghi e le situazioni a quelle generazioni tanto care, paiono oggi, alle gioventù dell’i-pod, un mondo incomprensibile al quale niente sembra legarle.
Ma quando, dopo il letargo invernale, le Contrade tornano di nuovo a ruggire, riaffiorano qua e là quei tratti che solo apparentemente quindi parevano essersi perduti; in realtà erano (e sono) solamente sopiti. Devono essere semplicemente ridestati. È per questo motivo che la nostra Pro Loco ha iniziato un cammino di riscoperta delle nostre radici, dando anzitutto nuova linfa e nuovo corso al Premio di Poesia Dialettale intitolato a Silvano (giunto nel 2011 alla sua 23a edizione) ed intraprendendo altre iniziative che servano da stimolo per tutti coloro, e non son pochi, che riconoscano il valore della tradizione.
Silvano Alessandrini nasce il 6 maggio 1920 al Borgo dei Terrinchesi, piccola località in Comune di Seravezza sita tra Pozzi e Ripa, a monte di Querceta, secondogenito di Garibaldo (poeta, insigne, anch’egli) ed Elena Tonetti.
Interrotti gli studi, viene chiamato alle armi per lo scoppio del secondo conflitto mondiale il 1° aprile 1940, venendo aggregato al 51° Reggimento di Fanteria a Rieti. Da lì chiede poi ed ottiene, su invito di un ufficiale, di passare al Corpo degli Alpini: prima nel 4° Reggimento Alpini di Aosta, poi nel 6° Reggimento Alpini Divisione “Tridentina”.
Non ancora in zona di guerra, nel novembre del 1940, usufruendo di una licenza per esami, consegue il diploma di maestro elementare presso l’Istituto Magistrale “G.Pascoli” di Massa. Di lì a qualche giorno, sarà convogliato sul fronte Greco/Albanese nel settore di Koritza (Alb). Sulla fine del medesimo mese, causa l’assoluta inadeguatezza degli equipaggiamenti a disposizione, nella zona del lago Pogradec viene colto, assieme a migliaia di altri giovani come lui, da congelamento agli arti inferiori. Molti suoi commilitoni vi trovarono la morte, altri (come lui) riuscirono a “cavarsela”. I postumi del congelamento saranno per lui però abbastanza seri imponendogli l’amputazione, per rischio gangrena, dell’arto inferiore sinistro, all’altezza della parte bassa del terzo medio.
Il 25 ottobre del ’41, oramai in congedo, sposa, a Viareggio, Veronica (Vera) Barghetti e sempre in quel periodo, inizia il suo insegnamento presso le scuole elementari di Querceta (Marzocchino e Frasso) e terminerà, dopo avere seduto su cattedre di mezza Versilia, il 29 gennaio 1974, presso le scuole elementari di Strettoia, in Comune di Pietrasanta.
Parallelamente, dal 1958, ha inizio la sua collaborazione e poi direzione del Festival del ”Miccio Canterino” e del Palio dei Micci. Nel 1961 manda in iscena la sua prima commedia dialettale versiliese “L’amore senza apostrofo”, cui seguiranno: nel 1967, “La politica di Liperata” e nel 1977, “Palanche, palinculi e palinsesti”.
Per il Festival del "Miccio Canterino" scrisse copioni su copioni. Questa la loro successione:
- 1958 “La Coppiola”
- 1959 “Così era se vi pare”, ovvero “I fantasmi del castello di TarAlesGauchoNa”
- 1960 “Il miccio che vola”
- 1961 “Il miccio seduto”
- 1962 “Il miccio in pensione”
- 1963 “Il miccio sofisticato”
- 1964 “Il miccio a cronometro”
- 1965 “Miccetto un ti ferma’”
- 1966 “Il miccio d’è la scusa”
- 1967 “Per una lira d’oro”
- 1968 “Qui ci vole ‘n miccio”
- 1969 “il miccio in orbita”
- 1970 “Il miccio al semaforo”
- 1971 “Polvere di ... stalle”
- 1972 “Il Rischia pogo”
- 1973 “...e la barba di Noè”
- 1974 “Aeòh! Drin drin!”
- 1975 “La micciata vent’anni dopo”
- 1976 “Archimede vèni a cena: local matta-parata della mondial sesso-micciata”
- 1977 “Viva l’amore”
- 1978 “E...meno male che c’è ‘l miccio”
- 1979 “Micci in provetta”.
Contemporaneamente scrive, sotto pseudonimo (personaggio poliedrico), 26 romanzi gialli che riscuotono un buon successo di pubblico, editi, i primi tre e “Una vergine tutta d’oro” da “La Tribuna Edizioni” di Piacenza; gli altri da “EPI Edizione Periodici Italiani” di Roma. Questa la loro successione:
- 1964
“Requiescant in pace”
“Appuntamento con l’assassino”
“Il ratto di Sabina”
“In vacanza con la morte” - 1965
“I ragni di Tokyo”
“Terrore a Masterfields”
“La vecchia non scherza”
“La mantide religiosa”
“La vergine di Pechino” - 1966
“Obbiettivo Vergrad”
“Sulla tua pelle”
“Allarme e Panama” - 1967
“Canasta di spie”
“La pratica Elbrus”
“Missione Guantanamo” - 1968
“Invasione atomica”
“Il dolore e l’estasi” - 1969
“Azione immediata”
“L’apostolo di Satana”
“Una vergine tutta d’oro”
“L’affare pueblo”
“Cuori per Satana”
“La femmina del male”
“Il giustiziere”
“Kape Kennedy, ora X”
“il volto e la maschera”
Tornando al panorama locale, nel 1978, lavora alle commedie “Battista dalla cavalla trista” e “I giorni del toro”. Queste però non vedranno mai la stesura definitiva perché la “paziente signora” lo raggiunse nel pomeriggio del 29 marzo 1979. La sera stessa era in programma, al cinema-teatro "Marconi" di Querceta, la prima serata del XXIII Miccio Canterino. Il copione era ancora suo: “Micci in provetta”. Sarà il suo grande amico Giancarlo Cinelli, in lacrime, a dare la triste notizia agli attoniti spettatori.replique oris
LG/